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venerdì 6 dicembre 2013

Il testamento (di Salvatore Linguanti)


Salvatore Linguanti

Il testamento

Tutto avvenne, in un sol momento!

Esalato l'ultimo respiro
e finito, per la vecchia,
ogni tormento,
si diè lettura, tosto,
al testamento.

Lasciava, un po' a questi
e un po' a quelli,
facendo distinzion tra ricchi
e meno belli.

Ma in mezzo
a tanti beni materiali,
da pappare,
a certi eredi,
sol beni spirituali,
si pensò di destinare.

È vero ch'eran tutti
fratelli uguali e belli,
ch'eran tutti
nipoti assai devoti,
ma di fronte al magna magna
e al soldo vivo,
divenne furbo e ladro,
anche il più schivo.

Così, per grazia,
d'un consiglio a pagamento
e d'un avvocato esperto
e consenziente,
si diè di piglio al testamento
originale
riscrivendolo con precisione
assai formale.

Poco importa,
la falsa firma della morta,
se per alcuni c'è da spartisse
tutta la torta,
a danno di parenti ignari
e deficienti,
ch'abboccarono in pieno,
come non vedenti.

E così, grazie
all'onestà,
di chi seppe giostrare
con disonestà,
s'arricchirono alcuni,
retti e irreprensibili, a parole,
a scapito di altri,
fessi e poco attenti.

Questa vuol esser la morale,
nel reale:

se hai in testa
un po' di sale,
non fidarti mai
dell'onestà a parole,
tanto le buone scarpe
le vedi dalle suole!

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