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lunedì 1 luglio 2013

Poetessa madre mia (di Emanuela Carniti)


di Emanuela Carniti

Poetessa madre mia

Ti ho inventata madre,
quando ho cominciato non so...
forse nel momento in cui il tuo viso
tradiva la noia o la fatica
e i quesiti lamentavano risposte.

Il timore con te ha preso celere la strada
del nero della notte e nel silenzio
quando decifrare
diventa inesplicato errore
e la tua ombra
ghermiva le mie mani.

Ti ho inventata madre
come luna senza fasi
piatta, immobile e lontana
come sole di infuocate parole
come fulmine accecante di tempesta.

Ti ho desiderata a lungo madre
come si brama il fiato per campare
come uno storpio anela ogni suo passo.

A lungo avrei voluto lambire il tuo sorriso
lasciare le mie impronte sul tuo cuore
addormentarmi dentro il tuo pensare.

Ma ti ho inventata madre
come fa un pazzo creatore
tagliando in pezzi il nome
sperando l' ovvietà di un risoluto rebus
perché la donna che era in te
io mai conobbi tutta intera.



E se la morte un dono ha fatto
è stato quello di ridarti dimensione
bandendo saldi sogni/fervide emozioni.

Allora

Non ti posso più inventare madre
sei a fondo nel mio mare
sei roccia sulle cime
sei astro che rischiara
sei verbo sul mio viso.

Non ti posso più inventare madre...
Ma le mani ancora tese
tramano un ordito mai immemore di te!!!!

a sua mamma...  Alda Merini


1 commento:

  1. Tangibile in questa poesia il desiderio di vestirsi di lei come poesia per sentirsela addosso ancora in un abbraccio infinito, colgo delle sfumature familiari che le fanno onore. Complimenti ad Emanuela... e grazie di cuore per aver contribuito con la sua splendida prefazione...

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