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mercoledì 9 aprile 2014

Evanescenti forme (di Maria Carmela Dettori)


Maria Carmela Dettori

Evanescenti forme

Evanescenti forme giacenti aggomitolate
dentro cesti di canne su paglia e fieno,
ferite alla flebile fiamma della candela,
nemmeno un cuscino di raso
a sostenere le onde del mare in burrasca,
nemmeno una rete da pesca
a raccogliere gli occhi bruciati dal gelo,
forse soltanto una mela
racconta le orme dei passi segnati sui muri,
mentre le ombre si alternano in giochi crudeli,
dove l'amore è sepolto da foglie lasciate marcire.
Alla radio la stessa canzone,
col volume portato alle stelle
per disperdere in aria i frammenti di sogni lasciati
a cospargere cenere sulla bocca di camici bianchi,
petali strani di odori inusuali a rammendar le
                                                                   sinapsi,
mentre l'anima intatta scava
luminosi cunicoli nei grumi di sangue rappreso
e scrive con acqua di mare
sui fogli fatti di sabbia stesi nel vento e nel sole,
come bandiere d'un solo colore
- lasciatemi stare nell'oasi quieta della mia
imperfezione,
perfetta nel sogno e nelle lacrime amare,
ladra perfetta di notti d'amore su lenzuola di seta,
unico tarlo la follia del dolore -.
Sui tetti macchiati da cieli di fango
si perde l'inchiostro di emozioni passate,
in scatole bianche riposte e ingoiate.
Evanescenti forme si destano ancora tra fiori di
                                                                        campo
e madri appassite ai riverberi di primavera.

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