Maria Carmela Dettori
Evanescenti forme
Evanescenti forme
giacenti aggomitolate
dentro cesti di canne
su paglia e fieno,
ferite alla flebile
fiamma della candela,
nemmeno un cuscino di
raso
a sostenere le onde
del mare in burrasca,
nemmeno una rete da
pesca
a raccogliere gli
occhi bruciati dal gelo,
forse soltanto una
mela
racconta le orme dei
passi segnati sui muri,
mentre le ombre si
alternano in giochi crudeli,
dove l'amore è sepolto
da foglie lasciate marcire.
Alla radio la stessa
canzone,
col volume portato
alle stelle
per disperdere in aria
i frammenti di sogni lasciati
a cospargere cenere
sulla bocca di camici bianchi,
petali strani di odori
inusuali a rammendar le
sinapsi,
mentre l'anima intatta
scava
luminosi cunicoli nei
grumi di sangue rappreso
e scrive con acqua di
mare
sui fogli fatti di
sabbia stesi nel vento e nel sole,
come bandiere d'un solo
colore
- lasciatemi stare
nell'oasi quieta della mia
imperfezione,
perfetta nel sogno e
nelle lacrime amare,
ladra perfetta di
notti d'amore su lenzuola di seta,
unico tarlo la follia
del dolore -.
Sui tetti macchiati da
cieli di fango
si perde l'inchiostro
di emozioni passate,
in scatole bianche
riposte e ingoiate.
Evanescenti forme si
destano ancora tra fiori di
campo
e madri appassite ai riverberi di primavera.
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